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Una "nuova" Europa?
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i_man

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MessaggioInviato: 26 Nov 2011 16:09:13    Oggetto:  Una "nuova" Europa?
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Per fermare la crisi dell'euro Angela Merkel e Nicolas Sarkozy (detti anche Mercozy Laughing ) avrebbero gia' elaborato la bozza di un nuovo Trattato dell'Ue.
Berlino e Parigi intendono far sottoscrivere il nuovo Patto di stabilita' tra i singoli governi, come avvenne in occasione dell'entrata in vigore del Trattato di Schengen sulla libera circolazione dei cittadini.

Sembra che il nuovo piano verrebbe presentato ai partner europei in occasione del prossimo vertice dell'8 e 9 dicembre, ma si temono forti resistenze da parte della Gran Bretagna, che pur non appartenendo all'Eurozona non intende venire marginalizzata.

Io credo che tanti altri paesi faranno resistenza....

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MessaggioInviato: 26 Nov 2011 16:09:13    Oggetto: Adv






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Alessandra

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MessaggioInviato: 26 Nov 2011 16:25:21    Oggetto:  
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Per noi cosa significherebbe?
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i_man

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MessaggioInviato: 26 Nov 2011 16:33:31    Oggetto:  
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Non si sa ancora... si parla di geometrie variabili... forse un'Europa dei poteri forti che danno le regole e gli altri ad "obbedire"? Chissà dove starà l'Italia... ma forse, per imparare a stare alle regole, ci toccherà obbedire.... che sia un vantaggio per noi cittadini italiani...???
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Alessandra

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MessaggioInviato: 26 Nov 2011 16:36:58    Oggetto:  
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Credere, obbedire, combattere.............

Quando leggo la parola OBBEDIRE mi vengono in mente tutte e tre insieme Mr. Green

Scherzi a parte, la Merkel ha fatto una figura grama, e' una testona crucca ma i bond tedeschi non li vuole piu' nessuno e se non si decide a mollare un po' fara' naufragare tutti.
Dico male?
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i_man

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MessaggioInviato: 26 Nov 2011 16:41:50    Oggetto:  
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La germania ha tre grossi problemi:
- una paura fottuta di essere trascinata nel guano finanziario dei paesi più deboli
- la Merkel che deve difendere la sua leadership politica senza cedimenti verso i partner europei
- una robustezza finanziara che però non tiene conto dei debiti post-bellici (ancora esistenti ed extra-contabilizzati), che se sarebbe invece tenuti in conto la metterebbe in una situazione peggiore di italia e spagna... proprio così!!!

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Alessandra

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MessaggioInviato: 26 Nov 2011 16:44:46    Oggetto:  
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Grazie Roby, volevo proprio un piccolo riassunto esaustivo....
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Api70

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MessaggioInviato: 26 Nov 2011 17:38:38    Oggetto:  
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Alessandra ha scritto:
Credere, obbedire, combattere............
Quando leggo la parola OBBEDIRE mi vengono in mente tutte e tre insieme Mr. Green


Caspiterinaaa!!!.... Shocked Shocked
Comincio a pensare che aveva proprio ragione quello che disse "se vogliamo che tutto rimanga com'è...bisogna che tutto cambi"!!!... Laughing
Siamo passati per rivoluzioni..unificazioni...dittature...repubbliche varie...fino ad arrivare al 3° millenio con l'Europa unita....eppure la parola d'ordine .. da Garibaldi ad oggi è rimasta... "OBBEDISCO!!!"..... Shocked Shocked

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Alessandra

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MessaggioInviato: 26 Nov 2011 17:50:19    Oggetto:  
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Oggi vedo tutto nero Crying or Very sad
Colpa del raduno.....ci tenevo cosi tanto...e non poterci andare mi fa veramente cadere nel buio piu' nero
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i_man

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MessaggioInviato: 08 Feb 2012 18:07:24    Oggetto:  
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Ma per salvare l'Europa occorre davvero salvare la Grecia?
E' un quesito che mi pongo da un pò di tempo a questa parte. Perchè ci dobbiamo arrovellare e soprattutto spennare economicamente per tirare fuori la Grecia dal baratro in cui si è ficcata, vivendo per anni di privilegi offerti ai propri cittadini? Ha fatto la cicala per così lungo tempo che ora non ha più la forza di tornare ad un più consono regime di vita. Ci credo che i suoi cittadini s'incazzano, ma tant'è... sono evidenti le responsabilità di governi succubi solo del giudizio popolare.

Ed ora? Mentre il Der Spiegel (giornale tedesco) spara a zero sulla farsa greca ed europea sostenuta quotidianamente dai media controllati dalle lobby bancarie e politiche sostenendo che, commissariamento o altro, le ultime richieste della Germania dimostrano quanto assurde sono diventate le trattative sulla situazione greca… è ora di finirla con questa tragicommedia!!!

Ora si è scoperto che il fallimento della Grecia in fondo non è più un problema anche se in molti non sono d’accordo (dicasi portavoce, presidenti, vicepresidenti, consiglieri, commissari che parassitano sull’illusione europea a nostre spese con stipendi allegramente distributi!). Lasciamoli tornare alla loro dracma, che svalutino quanto vogliono, che anneghino nel loro debito colossale, che vendano qualche isola turistica, qualche porto, il Partenone.... ma basta foraggiarli a fondo perduto.... alla fine tornerà pure economico fare le vacanze là Very Happy


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MessaggioInviato: 09 Feb 2012 12:08:24    Oggetto:  
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d'accordissimo al 100% Very Happy
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MessaggioInviato: 09 Feb 2012 17:08:53    Oggetto:  
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...Mah!!....Io non ci sto a capì più niente sinceramente!!!.... Shocked

Prima tutti d'accordo nel dire che bisognava sostenere i paesi in difficoltà in nome dell'Europa Unita, facendo intravedere chissà quali catastrofi se anche uno soltanto dei paesi avesse fallito o fosse uscito dalla moneta unica. (Si era fatto spesso l'esempio del fallimento del governo argentino per rendere l'idea di quello che poteva capitarci! )
Adesso invece, vedo sempre più spesso commenti in giro, dove quasi quasi ci si auspica che la Grecia si tiri fuori dal contesto (o controllo) europeo, in modo tale da aprire un nuovo corso politico, corso che noi italiani dovremmo assolutamente emulare per "salvarci" dalle grinfie dell'Europa.

Shocked ....Ma si può sapere come stanno veramente le cose????

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MessaggioInviato: 10 Feb 2012 08:54:22    Oggetto:  
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Provo a spiegare con parole, spero, semplici.

Il patto di stabilità pone delle ferree regole per quanto riguarda il controllo del debito pubblico. I paesi che vi hanno aderito e quindi hanno sottoscritto tale patto devono mettere in piedi una serie di procedure amministrative, fiscali, politiche tali da garantire l'ottenimento dei parametri del patto. Questo per evitare destabilizzazioni del corso della moneta Euro.
Sono anche stati stabiliti dei controlli da parte delle autorità per verificarne la corretta esecuzione e gli effetti.

Grecia, Portogallo e Irlanda sono stati i paesi meno virtuosi in questo processo, ma mentre l'irlanda, con una forte iniezione di capitali (dicasi i ns soldi!) sembra rientrare pian piano recuperare, la Grecia non riesce a implementare piani di rientro efficaci (per fragilità politica, per scontento popolare, per intrinseca debolezza economica) e anzi chiede sempre più liquidità (sempre i ns soldi! Sad ) per ottemperare alle scadenze del suo debit, soprattutto nei confronti delle banche tedesche e francesi. Ed è qui che sta l'inguappo... perchè tedeschi e francesi non vogliono rimetterci i soldi già investiti sui titoli ellenici... e quindi trascinano anche gli altri membri della comunità in questo baratro.

Ecco perchè si fa strada il sentimento di lasciar andare la Grecia per i fatti suoi, pagando una sola volta, in un colpo solo, tutto il debito accumulato... invece che continuare a foraggiarla senza evidenti risultati e anzi aumentando l'esposizione finanziaria.

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MessaggioInviato: 10 Feb 2012 19:45:43    Oggetto:  
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Sei stato chiarissimo i-man!...E il perchè in Europa si è tentati di lasciar andare la Grecia posso anche capirlo. Ma non capisco se questo converrebbe anche alla Grecia stessa! ...E perchè secondo taluni l'Italia dovrebbe andarle dietro a ruota!!... Confused
Quando hai tempo leggiti questo articolo (soprattutto la seconda parte) e dimmi cosa ne pensi!!... Wink

"E Dopo undici anni di moneta unica, l’uscita dall’euro di un gigante come l’Italia provocherebbe un enorme sconquasso. Si può ammettere che non bisognava creare l’euro, ma oggi tornare indietro da quell’errore sarebbe più costoso che tentare di andare avanti. Con buona pace dei bevitori tedeschi, i governanti la sanno più lunga di loro. Dal momento che nessuna teoria vale quanto un esperimento concreto il riferimento all’Argentina è importantissimo. Una moneta debole, cessando la parità artificiale con una moneta forte, va immediatamente a cercare nel mercato il proprio reale punto di equilibrio. E questo punto di equilibrio non può che essere molto al di sotto della precedente parità. Qui si parla del 60% ma, anche limitandoci al 50%, ecco alcune delle conseguenze.
La prima è il raddoppio del prezzo di tutti i beni importati. La benzina passerebbe dall’oggi al domani a tre euro al litro. Raddoppierebbe il prezzo di tutto ciò che è importato, per esempio televisori, telefonini, automobili straniere, elettricità dalla Francia, gas dalla Russia, e via dicendo. Perfino senza acquistare nulla di nuovo, ci troveremmo a pagare il doppio i pezzi di ricambio per le Ford, le Renault, le Toyota che abbiamo già comprato.
Aumenterebbe anche il costo degli alimentari, perché anche in questo campo importiamo molto, dal grano alla carne. Di botto, sarebbe come se gli stipendi, pur rimanendo nominalmente gli stessi, fossero decurtati, del 30-40% del potere d’acquisto. Non osiamo immaginare le conseguenze politiche e sociali. Naturalmente ci sarebbe l’altra faccia della medaglia. Innanzi tutto se dopo la svalutazione la moneta italiana valesse la metà di ciò che valeva prima, i titoli del debito pubblico italiani detenuti all’estero varrebbero la metà. Sarebbe come se, invece di “prestarci” del denaro per salvarci, i Paesi virtuosi ci regalassero la metà del valore dei titoli italiani in loro possesso. Ci sarebbe poi un altro vantaggio, anche se non immediato. Se è vero che in Italia la Golf dall’oggi al domani costerebbe il doppio, e non sarebbe venduta, è anche vero che la Punto, in Germania, costerebbe la metà e farebbe una concorrenza spietata alla Polo. La svalutazione ci porterebbe di nuovo ad una situazione che un tempo abbiamo conosciuto bene: avendo, a parità di livello tecnologico, un costo del lavoro più basso di quello dei concorrenti, l’Italia diverrebbe un temibile avversario economico.
Le imprese pagherebbero una miseria gli operai (non nominalmente, ma come potere d’acquisto) e assumerebbero molti dipendenti, perché i beni si vendono bene all’estero. In Italia i turisti arriverebbero in folla, perché sarebbe come se ristoranti, alberghi ecc. fornissero i loro servizi a metà prezzo e probabilmente ci sarebbe una ripresa dell’economia: naturalmente partendo da un livello economico notevolmente inferiore e sempre che si fosse riusciti ad evitare la rivoluzione. Anche il debito pubblico italiano sarebbe favorito dal nuovo allineamento della moneta italiana. Se la svalutazione interna fosse, poniamo, del 40%, i detentori di risparmi perderebbero in termini di potere d’acquisto il 40% dei loro averi. Sarebbe una boccata d’ossigeno per uno Stato scialacquatore e una severissima punizione per i risparmiatori, che avrebbero ignorato l’aureo consiglio degli economisti secondo i quali il migliore investimento del proprio denaro è goderselo. Subito. E se queste sono le osservazioni che può fare un profano, chissà quante altre ne potrebbe fare un competente. La conclusione è che forse, malgrado la debolezza del nostro governo, ci salveremo."

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MessaggioInviato: 10 Feb 2012 22:34:27    Oggetto:  
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L'Italia è il terzo paese UE in termini di PIL, dietro a Germania e Francia. Quindi costituisce l'ossatura della Comunità. Su questo non vi sono dubbi. L'ipotetica uscita di uno di questi paesi dall'Euro sarebbe il crollo della comunità.

Detto questo, riporto uno studio di UBS su questa ipotesi (scusa la lunghezza del messaggio ma è complessa la materia).

Citazione:

Lo studio di UBS mostra che esistono cinque principali costi potenziali derivanti dall’uscita dell’Unione Monetaria e dall’adozione di una valuta nazionale.

CASO I: Default del Debito Pubblico

Se un paese decide di abbandonare la valuta comune si troverebbe di fronte a due scelte per quanto riguarda il debito pubblico:

- convertire il debito nella valuta nazionale;
- lasciare il debito denominato in Euro.

In questo secondo caso, poiché a causa dell’uscita dall’Euro il paese vedrebbe distrutto il proprio commercio estero; non riuscendo ad ottenere valuta estera (in questo caso Euro), non sarebbe in grado di finanziare il debito: di qui il default.
Nel caso, invece, in cui decida di convertire il proprio debito in valuta nazionale, questo potrebbe essere interpretato dagli investitori come un segno di difficoltà nel ripagare i propri debiti. In tale situazione il tasso d’interesse sui debiti tenderebbe ad aumentare a livelli tali da decretare il default. Tuttavia, questo secondo scenario è indipendente dall’appartenenza o meno all’Euro (vedi gli avvenimenti della Grecia): il costo aggiuntivo che l’uscita dall’Euro avrebbe per lo Stato sarebbe invece il default del settore “Corporate”, le obbligazioni emesse dalle società. Le aziende avrebbero difficoltà a ripagare i propri debiti in valuta estera a causa del forte deprezzamento del cambio successivo all’uscita del paese dall’Euro (se il cambio si deprezza significa che sono necessarie più unità di valuta nazionale per acquistare una unità di valuta estera).

CASO II: Collasso del sistema bancario interno

L’incertezza derivante dalla nuova valuta genererebbe una corsa agli sportelli poiché coloro che hanno depositi in Euro ritirerebbero i loro soldi prima dell’avvenuta conversione. Nel caso di assenza di restrizione ai movimenti di capitale e persone imposti dal Governo si genererebbe un deflusso di capitali verso l’estero e collasso del sistema bancario. Bisognerebbe realizzare la conversione valutaria all’improvviso, così da sorprendere e anticipare le mosse degli investitori. Questa soluzione è tuttavia irrealistica dati i tempi necessari di transizione da una valuta all’altra e la facilità di circolazione delle informazioni.

CASO III: Uscita dall’Unione Europea

L’intero processo di conversione dell’Euro in valuta nazionale sarebbe contrario ai numerosi trattati europei e comporterebbe una rottura unilaterale del Trattato di Maastricht, Trattato di Lisbona e Trattato di Roma. Inoltre l’introduzione di controlli al movimento di persone e capitale, molto probabili, decreterebbero la rottura di vari trattati europei. È quindi improbabile che un governo possa lasciare l’Euro e rimanere Stato membro dell’Unione Europea.

CASO IV: Perdita di benessere sociale derivante dall’attuazione di politiche protezionistiche

L’uscita di un paese debole dall’Euro determinerebbe nel breve periodo un vantaggio competitivo in termini di svalutazione della propria valuta nazionale: tendenzialmente esporterebbe di più. Tuttavia i Paesi membri dell’Eurozona adotterebbero misure protezionistiche per difendersi commercialmente da questo Paese. Se ci fosse anche l’uscita dall’UE si verificherebbe il danneggiamento, se non l’interruzione, dei rapporti commerciali tra questo Paese e l’Unione.

CASO V: Disordini civili

All’interno del Paese si verrebbero a creare divisioni tra coloro che ritengono opportuno rimanere nell’Euro e chi no, tra chi ne ha tratto o ne trarrebbe un grave danno economico e chi no. Tali fratture interne potrebbero sfociare in disordini, addirittura guerre civili o, nei casi peggiori, sistemi dittatoriali al fine di reprimere i disordini sociali. Questo è quanto è successo storicamente.
Aggiungiamo che l’uscita di un Paese dall’Unione determinerebbe poi attacchi speculativi a quel Paese e agli Stati deboli dell’Unione (es. Italia, Spagna): ci sarebbe un contagio, con un enorme aggravio di costi economici e finanziari, basti pensare agli effetti sugli investimenti delle famiglie. La dissoluzione dell’Unione a questo punto sarebbe probabile e comporterebbe la perdita del peso internazionale dell’Europa.



Conclusioni

In ogni caso i costi sono altissimi: UBS prova a stimare concretamente il costo monetario pro-capite per il primo anno derivante dall’uscita di un Paese debole dall’Euro. È una cifra compresa tra 9.500 e 11.500 Euro a persona! Quindi, alla luce degli attuali avvenimenti, affinché sia vantaggioso per gli Stati membri rimanere nell’Unione Monetaria ed evitare d’incorrere nei costi sopra descritti, è fondamentale il raggiungimento di una completa integrazione delle politiche economiche.

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MessaggioInviato: 13 Feb 2012 11:42:20    Oggetto:  
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Mentre Atene era in fiamme, il Parlamento ellenico ha votato stanotte a favore della legge che introduce le nuove, durissime misure di austerità ed apre la strada a un nuovo prestito dal 130 miliardi di euro concordato con la troika, vitale per salvare l'economia ellenica dal collasso.
Il drammatico voto (199 Sì, 74 No, con 278 deputati presenti) al termine di ore di dibattito, è avvenuto in un edificio assediato da migliaia di manifestanti e da violentissimi scontri tra polizia e gruppi di Black Bloc, che nel corso della protesta hanno dato alle fiamme palazzi, cinema, bar e banche.
Mai ad Atene, una città che ha conosciuto molte dimostrazioni violente, una protesta aveva avuto conseguenze così devastanti. I palazzi ardevano ancora, a notte tarda.

Sacrosanto il diritto di manifestare e protestare, ma cosa accadrebbe se la Grecia non fosse aiutata e quindi costretta a non poter più pagare gli stipendi?

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